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venerdì 27 gennaio 2012

2050. Il futuro del nuovo Nord

Oggi presentiamo un libro sul probabile futuro dell'umanità.Vogliamo premettere ai lettori di GlafiraTech Blog che il libro pur essendo un saggio scientifico e di facile lettura, come lo è la maggior parte della letteratura divulgativa americana.

Il libro è : 2050. Il futuro del nuovo Nord di Laurence C. Smith, Einaudi.

Il libro costa 30 € ma sono veramente ben spesi, per indirizzare anche il futuro dei ns. figli.

Segue l'intervista all'autore da parte di Michele Catania di Linkiesta :

Nel 2050 nazioni come l’Italia avranno dieci anziani ogni sedici cittadini in età lavorativa, l'acqua dolce sarà sempre più rara mentre gas e petrolio resteranno determinanti. Ecco perché per il geografo californiano Lawrence C. Smith, autore del libro «2050, il futuro del nuovo Nord», la prossima potenza economica sarà quella dei Norc. Un acronimo che indica nazioni scandinave, Russia, la parte settentrionale degli Usa, Canada e Groenlandia.
Il futuro è a nord. Nell’estremo Nord. Nelle terre bagnate dal Mar Glaciale Artico, come l’Islanda, la Norvegia, il Canada o perfino la Groenlandia. Ne è convinto Laurence C. Smith, professore di geografia e di scienze della terra e dello spazio alla University of California, Los Angeles (Ucla).
Nelle vene di Smith scorre un po’ di sangue italiano (campano per l’esattezza), eppure questo geografo quarantatreenne, cresciuto sotto il sole della California, si entusiasma parlando di luoghi non proprio ospitali come la Siberia occidentale e l’Alaska. In un suo libro appena uscito in Italia per Einaudi, “2050. Il futuro del nuovo Nord”, Smith cerca di rispondere a una semplice domanda: come sarà il mondo tra 40 anni? La risposta è lunga quasi quattrocento pagine, e mescola economia e geologia, modelli climatici e demografici. Un “esperimento mentale” complesso ma affascinante. Di sicuro nel 2050 il pianeta sarà più popoloso, urbanizzato e vecchio: oltre 9 miliardi di persone, 27 agglomerati urbani con più di 10 milioni di abitanti. Nazioni come l’Italia avranno dieci anziani ogni sedici cittadini in età lavorativa. L’acqua dolce sarà un bene sempre più prezioso, metalli quali lo zinco e l’argento scarseggeranno, mentre il gas naturale, il petrolio e il carbone rimarranno le più importanti fonti globali d’energia, con buona pace degli ambientalisti.
Nel 2050, alcune aree oggi molto ricche e popolate, come la California e la Cina del nord, dovranno fare i conti con un forte stress idrico, mentre megalopoli come Mumbai, Dacca e Guangzhou saranno esposte agli uragani e all’innalzamento dei mari. Le temperature globali saliranno, e molte specie animali e vegetali si estingueranno (o dovranno migrare sempre più a Nord: è il caso degli orsi Grizzly, che già oggi si spingono fino all’Artico canadese e si accoppiano con gli orsi polari).
Come è sempre stato nel corso della storia umana, ci saranno vincitori e vinti. Tra i primi bisognerà includere i Paesi dell’estremo Nord, per i quali Smith ha coniato un nome ad hoc: Northern Rim Countries (Norc), dato che i loro “vasti territori e mari arrivano fino al Mar Glaciale Artico”, cingendolo. «I Norc sono le nazioni scandinave (Norvegia, Svezia, Finlandia e Islanda), la Russia, la parte settentrionale degli Stati Uniti, il Canada e la Groenlandia, che oggi è parte della Danimarca», spiega Smith a Linkiesta.
Grazie al loro clima umido ma un po’ meno freddo (a causa del riscaldamento globale), alle ingenti risorse naturali e a una popolazione limitata e tuttavia in crescita, nel 2050 i Norc vanteranno un peso economico e geopolitico ben maggiore. E i loro territori artici saranno per il mondo ciò che il West fu per l’America del Diciannovesimo secolo. «Penso che l’originalità del mio libro sia far vedere il Nord in un nuovo modo, come una regione importante e coerente che sta emergendo. – sottolinea Smith in questa intervista che ha rilasciato a Linkiesta poco prima della strage di Oslo.
Secondo una stima dello U.S. Geological Survey, il 30% del gas e il 13% del petrolio non ancora scoperti si troverebbero a nord del Circolo polare artico. La Siberia, l’Alaska e il Canada custodiscono miniere gigantesche. Proprio per questa ragione c’è chi sostiene che l’estremo Nord diventerà “il prossimo Medio Oriente”, e paventa vere e proprie “guerre artiche”. All’apparenza è un timore legittimo. Si pensi solo a quanto accadde nell’agosto del 2007, quando i russi raggiunsero il fondale del Mar Glaciale Artico, vi conficcarono una bandierina in titanio e dichiararono: «L’Artide è nostro». La replica del Canada arrivò subito: «Questo non è il XV secolo. Non si può andare in giro per il mondo, piantare bandierine e dire ‘Rivendichiamo questo territorio’.»
Smith però è ottimista: in realtà i rapporti tra i Norc sono all’insegna della cooperazione e del rispetto del diritto, e i progressi politici sono all’ordine del giorno. In Nord America, per esempio, le popolazioni indigene stanno recuperando parte del potere che avevano prima dell’arrivo degli europei: il Nunavut, territorio canadese grande come il Messico, e con una popolazione in maggioranza inuit, dal 1999 gode di un significativo livello di autonomia, e la Groenlandia è ormai sulla strada dell’indipendenza. Insomma, l’estremo Nord non è solo ghiaccio, orsi polari e foreste boreali (che nel 2050 potrebbero essere diventate savana). Come racconta Smith, è in atto una grande trasformazione. Che avrà ricadute globali.
Perché l’Artico e i Norc suscitano sempre più interesse ?
Da un punto di vista pratico, l’Artico ha risorse naturali potenzialmente molto ingenti: petrolio, gas, metalli. Si tratta proprio di quelle materie prime che le economie in forte crescita dell’Asia, e in particolare la Cina e l’India, necessitano. Ma naturalmente l’Artico è anche una fonte di grande ispirazione per i popoli indigeni, e infine è un luogo iconico dell’immaginazione, uno degli ultimi posti veramente selvaggi e vuoti ancora esistenti oggi. E i Norc, che noi siamo soliti considerare come degli strani posti ai margini delle cartine geografiche, hanno molti punti in comune, e a mio parere saranno sempre più importanti, e tenuti in considerazione dal resto del mondo.
Delle quattro “forze globali” esaminate nel suo saggio, forse la più importante è quella demografica. Come sono messi i Norc su quel piano?
La popolazione dei Norc è molto piccola se paragonata al totale mondiale, ma su una base proporzionale sta crescendo assai rapidamente. La grande sorpresa qui è il Canada, la cui popolazione dovrebbe aumentare, per il 2050, del 31%: un tasso analogo a quello dell’India. Naturalmente l’estremo Nord rimarrà sottopopolato. Non sto suggerendo in alcun modo che assisteremo a migrazioni di massa verso l’Artico. Ma la frontiera artica diventerà importante, una delle principali fonti di materie prime per il mercato globale. D’altra parte sono già in atto dei modesti fenomeni migratori. I Norc sono fortunati, perché molta gente vuole trasferirsi lì. Ciò gli è utile per affrontare meglio il ventunesimo secolo, perché stiamo assistendo a un rallentamento della crescita demografica, e all’invecchiamento, di gran parte dei Paesi in via di sviluppo. Oggi, con questa recessione, l’immigrazione è un tema molto controverso, ma nel 2050 molti Paesi del mondo sviluppato competeranno per gli immigrati stranieri, se vorranno stabilizzare la loro popolazione.
Torniamo all’Artico. Oggi la sua economia si basa principalmente su attività estrattive e sussidi pubblici. E in futuro?
Beh, l’economia artica è molto piccola, e continuerà a esserlo. Tuttavia se la vediamo in rapporto all’economia complessiva dei Norc, il suo ruolo diventa assai importante. Prendiamo il caso della Russia. Gran parte dell’economia di Mosca è alimentata dalle entrate derivanti dal gas e dal petrolio delle sue regioni artiche. Questo è un esempio, in realtà sono molti i Norc che sostengono l’economia delle loro città meridionali (e la loro prominenza globale) con le risorse del loro estremo Nord.
Grazie alla forte domande di idrocarburi alcune città artiche sono già in pieno boom. Nel suo libro lei menziona città russe della Siberia occidentale come Novyj Urengoj.
Si tratta di città petrolifere e gasifere, le ho visitate. Noyabrsk, per esempio, non esisteva fino ai primi anni Ottanta, e ora ha un centinaio di migliaio di abitanti. Sono davvero città nuove di zecca, e stanno crescendo grazie alla loro economia basata sugli idrocarburi.
A causa del riscaldamento globale si prevede che in estate saranno finalmente possibili, attraverso le acque artiche, rotte commerciali dirette tra Europa, Nord America, Russia ed Estremo Oriente. Quale sarà il loro impatto?
Penso che sia importante non esagerare. Sarà sempre solo un fenomeno estivo, e ci sono altre cose che contano nel caso dei trasporti marittimi oltre a un tragitto più breve. Nella regione ci sono pochi servizi, fa buio, gli iceberg e il ghiaccio sono sempre presenti. A mio parere i media stanno perdendosi la parte più importante della storia, cioè il trasporto marittimo locale, dentro l’Artico, che promette ulteriori sviluppi.
Nel suo libro lei elenca dieci porti del futuro che beneficeranno dell’aumento del traffico commerciale nell’Artico: Reykjavik in Islanda, Arcangelo e Murmansk in Russia, ma anche scali meno noti come Churchill in Canada, Hammerfest in Norvegia, Nuuk in Groenlandia.
Nella nascente economia dell’estremo Nord, queste città portuali sono ben posizionate. È lì che il cambiamento climatico si farà sentire, con un duplice effetto per quanto riguarda le vie d’accesso all’Artico. In estate una minor quantità di ghiaccio sul mare migliorerà il traffico via nave, che è la forma di trasporto più economica. Allo stesso tempo però sarà più difficile il trasporto via terra, su superfici ghiacciate. Come risultato le città portuali acquisteranno più importanza, sia per il commercio sia per l’industria estrattiva. Non sto dicendo che diventeranno le nuove New York, ma che saranno più importanti.
L’acqua sarà il petrolio del futuro. Come lei ha dichiarato, i Norc si attireranno l’invidia del mondo per le loro riserve di acqua dolce, che potrà essere venduta e trasportata in altri luoghi del pianeta.
I Norc sono già oggi l’invidia del mondo. Paesi come la Russia, la Norvegia e il Canada hanno molta acqua rispetto a nazioni come l’Italia, per esempio. Nei prossimi decenni gran parte della crescita demografica ed economica mondiale si verificherà a latitudini più meridionali, in Paesi che già oggi subiscono stress idrici. Per questo motivo in futuro ci sarà un maggiore stress idrico, perfino prima che si verifichino significativi cambiamenti climatici. Che saranno un altro problema, perché le aree secche del mondo diventeranno ancora più secche, e quelle umide più umide.

venerdì 13 gennaio 2012

Conto energia termico, Bonomi (ANIMA): “Strumento da attivare subito”  - zeroEmission News

Conto energia termico, Bonomi (ANIMA): “Strumento da attivare subito” - zeroEmission News

Diventa ogni giorno più urgente attivare il conto energia anche per il calore pulito per cogliere a pieno i vantaggi offerti anche dalle rinnovabili termiche. A ricordarlo è Sandro Bonomi, presidente di ANIMA (Federazione che all’interno di Confindustria raccoglie le principali associazioni di categoria che rappresentano i produttori di tecnologie Rinnovabili Termiche presenti in Italia: Assotermica, Climgas, Coaer e Italcogen) cogliendo al balzo l’occasione offerta da una dichiarazione di Guido Bortoni, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, pubblicata oggi dal Corriere della Sera. Secondo Bortoni è infatti necessario “intensificare gli sforzi sul fronte delle rinnovabili termiche e soprattutto dell’efficienza energetica, perché si possono generare significative ricadute positive sulla filiera industriale nazionale”. Parole che incassano il plauso di Bonomi e che, se ascoltate, fornirebbero al nostro paese “un’arma adeguata per fronteggiare la crisi”. Un importante passo avanti in questa direzione dovrebbe arrivare con l’emanazione dei decreti attuativi del dlgs 28/2011 per completare la riforma degli incentivi alle rinnovabili e per i meccanismi di sostegno all’efficienza energetica e all’energia termica, attesi ormai da quasi un anno. Un’occasione da non perdere, dunque, anche perché, prosegue Bonomi, “l’Italia è uno dei paesi leader nel mondo nella produzione delle rinnovabili termiche, tecnologie che, rispetto alle rinnovabili elettriche, costano meno, sono più efficienti, vengono prodotte in Italia e non impattano sulla rete elettrica, provocando imprevisti ed onerosi sovraccarichi di tensione”.

Per il solare termico europeo serve un cambio di rotta | QualEnergia.it

Per il solare termico europeo serve un cambio di rotta QualEnergia.it


"Non possiamo andare avanti così" è il titolo di un'intervista a Robin Welling, presidente dell'industria solare termica europea, pubblicata dalla rivista Sun & Wind Energy che spiega perché la stagnazione della domanda richiede un cambio di strategia:
ridurre in dieci anni i costi dei materiali del 50-60% e, nel breve, quelli di installazione.

la stagnazione delle vendite di impianti solari termici può essere attribuita anche alla crisi, ma molto dipende anche dalle incertezze dei meccanismi di sostegno della tecnologia, dai loro continui stop-and-go, che si verificano anche nel mercato storicamente più importante, quello tedesco. Ma un altra dei principali problemi è legato alla ancora molto ridotta quota di ristrutturazioni, perché è qui, secondo Welling, che si avrebbe un enorme potenziale ‘incolto’.

il settore dovrebbe lavorare per ridurre i costi e studiare insieme nuove strategie di marketing.

Sono in molti a credere che in questi prossimi due o tre anni il solare termico si giocherà le sue carte per la competitività e per restare un opzione energetica importante. E quello che serve è proprio un cambio di passo e di tattica.

martedì 3 gennaio 2012

FINALMENTE

Gli effetti sull'ambiente del decreto Salva-Italia - Corriere della Sera

FONTI RINNOVABILI - Dal 31 maggio la costruzione di nuovi edifici e la ristrutturazione integrale di quelli esistenti devono prevedere il 20% di fonti rinnovabili per la somma dei consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e condizionamento. Se il progetto non contiene strumenti per arrivare al 20% non viene dato l'assenso edilizio.

MIGLIORAMENTO ENERGETICO - Prorogata sino al 31 dicembre 2012 la norma che consente la detrazione del 55% in cinque anni delle spese sostenute per il miglioramento energetico degli edifici. Oltre agli infissi è stata aggiunta la sostituzione degli scaldabagni con le pompe di calore. Dovrebbe però essere l'ultimo anno con la tariffa al 55%, dal 2013 la detrazione dovrebbe scendere al 36% e passare da cinque a dieci anni.

CERTIFICAZIONE ENERGETICA - Dal 1° gennaio anche gli annunci di vendita degli appartamenti devono riportare la classe ottenuta dalla certificazione energetica (sul modello degli elettrodomestici). Si estende quindi anche agli annunci la normativa che già imponeva al rogito la dichiarazione del dato. La Lombardia impone l'inserimento della classe energetica anche nei contratti di locazione.


lunedì 2 gennaio 2012

“Lei oggi la comprerebbe una macchina Euro 0?"

Annunci case, obbligo di certificato » 2050 - Blog - Repubblica.it

Da oggi accanto alle indicazioni su superficie, posizione e rifiniture, chi vende un’abitazione dovrà indicare anche l’indice di prestazione energetica. Si tratta di un fondamentale passo avanti per valorizzare gli immobili che consumano meno.

Secondo Confabitare, la norma è destinata a influenzare in poco tempo il mercato delle case, determinando un vero e proprio punto di svolta nei tradizionali criteri di valutazione in campo immobiliare. Il provvedimento “favorisce un notevole passo in avanti verso un modo d’abitare più sostenibile a livello economico ed ecologico – fa sapere l’associazione dei proprietari immobiliari – e conferma l’importanza crescente che va assumendo la certificazione energetica all’interno del mercato immobiliare italiano”.Il nuovo obbligo, combinato con la proroga dell’ecobonus del 55% per i lavori di riqualificazione energetica di edifici e appartamenti, potrebbe rappresentare un importante volano economico per un settore – quello delle costruzioni – in grossa difficoltà

Video Fabbrica Calpak

Collettori solari sottovuoto Calpak serie VTN - Video

Le promesse europee del solare termico | QualEnergia.it

Le previsioni sono sicuramente ambiziose, ma lo spazio di crescita è sicuramente importante.
Le promesse europee del solare termico QualEnergia.it


domenica 1 gennaio 2012

Il 2012 ci ha portato :


La Calpak ha alle spalle 35 anni di esperienza nel  settore della conversione dei raggi solari in energia termica e della fornitura di impianti innovativi per lo sfruttamento dell'energia solare.

La sfida da cogliere per la Calpak è quella di sostenere la propria tesi a favore dell’energia solare termica e di sviluppare prodotti per lo sfruttamento dell’energia solare, efficaci ed economici, che siano competitivi anche in un mercato privo di aiuti statali.
La CALPAK è stata creata nel 1976 nell’ambito del Gruppo British Petroleum (BP). Avvalendosi del know how dei propri ingegneri e tecnici altamente specializzati, essa è diventata un’azienda all’avanguardia nel settore della ricerca, della produzione e dello sviluppo di moduli ed impianti per lo sfruttamento dell'energia solare.

La gamma dei nostri prodotti include tutti i tipi di collettori solari (a tubi sottovuoto, assorbitori selettivi in rame o con struttura a sandwich), serbatoi di accumulo dell'acqua calda da 150 a 1000 litri, sistemi solari centrali completi per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento di ambienti e sistemi termosifonici.

Senza petrolio sarà un 2012 meno nero

Ci rendiamo conto che con un buon impianto solare riusciamo a dimezzare i costi di riscaldamento ?
E tutta l'aria buona che va a vantaggio di tutti .
E la bilanica dei pagamenti ? E lo strapotere dei signori del petrolio ?
Altro che finanziarie del Prof. Monti : se solo potessimo risparmiare anche solo il 10% della spesa per riscaldamento.


Contro il vecchio ordine energetico i ragazzi scendono in piazza. Ci salverà la terza rivoluzione industriale.
Quella verde e solidale. Lo dice il guru della sostenibilità

Jeremy Rifkin: "Senza petrolio sarà un 2012 meno nero" - Wired.it#content

La tecnologia internet e le energie rinnovabili stanno cominciando a fondersi per creare l’infrastruttura per la Terza Rivoluzione Industriale (TIR), che nel ventunesimo secolo cambierà la distribuzione del potere. Centinaia di milioni di persone si produrranno in casa, in ufficio e nelle fabbriche la loro energia verde e la condivideranno online. La creazione di un regime di energie pulite e rinnovabili, accumulate nei pressi degli edifici, parzialmente immagazzinate sotto forma di idrogeno, distribuite per mezzo di una internet energetica e collegate a trasporti plug-in e a emissioni zero, costituisce un’infrastruttura a cinque pilastri che genererà migliaia di imprese e milioni di occasioni di lavoro sostenibile.

La questione che incombe è la seguente: riusciranno a sfruttare questo stesso potere laterale per creare un’economia sostenibile, generare milioni di nuovi posti di lavoro, trasformare i processi politici e risanare la terra a beneficio delle generazioni future?